>> L'Amore è Un Gioco? <<

Sono passate un paio di settimane dalla battaglia finale, ma i nostri tre alieni non si sono ancora levati di torno perché hanno avuto un piccolo problema tecnico… Ma ve lo spiegherà meglio Kisshu! (Io cosa? E che ne so??? O_O NdKisshu) Non sapendo come ammazzare il tempo, l’alieno dagli occhioni dorati avrà la brillante idea di mantenere la promessa fatta ad Ichigo, ovvero di rapirla! E ci riuscirà… FANFIC SPERIMENTALE... spero vi piaccia! Buona lettura!

AUTORE: MewLeemoon [contatta]

Genere: Drammatico, Introspettivo
Capitoli: 24
Rating: R
Note Speciali: Non per stomaci delicati
On-Line From: 17/12/05
Aggiornata il: 09/03/07
Stato: In Corso...

Lascia un 

Vai al Capitolo


Intro al Capitolo: Questo quarto cap è parecchio corto, purtroppo, tanto che ero tentata di unirlo con il quinto... ma l'atmosfera là sarà così abissalmente diversa che alla fine ho deciso di lasciarli separati! So che non succede moltissimo, ma ha una sua logica nel filo della storia... ditemi cosa ne pensate! Thanks!

*** 4. La Mia Peggior Paura ***
~ * ~
By Ichigo

Ichigo correva.
 
Correva…
 
Correva…
 
Dove diavolo stesse correndo non lo sapeva neppure lei. Voleva scappare.
 
Saltò una crepa nel lastricato di pietra.
 
Forse era già passata di lì, ma non riusciva a ricordare. Sembrava tutto così uguale.
 
Era uscita da quella stanza soffocante e si era tuffata in quella sinistra nebbia opalescente.
Ora correva in un lungo corridoio buio, mentre delle colonne alte le sfrecciavano ritmicamente ai lati.
 
Ad un tratto inciampò, per l’ennesima volta, e si ritrovò per terra, sentendo la polvere grossolana del pavimento escoriarle la pelle.
 
Si tirò sulle braccia, ansimando per la corsa. Aveva la gola secca perché non bevevo da ore e si sentiva terribilmente debole perché era a digiuno. Oltre a ciò, il fiato corto le faceva girare la testa…
Fece per rialzarsi, ma stavolta la caviglia destra le faceva troppo male.
 
Si passò una mano sugli occhi che le bruciavano terribilmente, ma si rese conto che erano perfettamente asciutti: aveva smesso di piangere già molto tempo prima.
 
Tutto quello per cui aveva combattuto le stava venendo portato via…
 
Il suo pianeta… la sua casa… la sua famiglia…
 
I suoi amici… la sua scuola… i suoi progetti per il futuro…
 
Kisshu l’avrebbe strappata da tutto ciò… dal mondo che si era creata con pazienza e che aveva difeso fino ad allora con tutte le sue forze.
L’avrebbe portata in quel posto orribile dove viveva con i suoi simili, avrebbe passato tutta la vita rinchiusa da qualche parte, odiata da quegli alieni così diversi da lei. E sarebbe stata sua. Per sempre. Un oggetto nelle sue mani…
 
Era dentro a quello che sembrava un antico tempio. Le colonne attorno a lei sorreggevano un soffitto su cui si intravedevano delle decorazioni ormai sbiadite. Il lungo corridoio in cui si trovava spariva pochi metri più avanti, immerso nell’oscurità.
 
Mettendosi a sedere, prese a massaggiarsi la caviglia dolente, quando si accorse che nella caduta si era anche sbucciata il ginocchio: il sangue che le brinava dalla ferita si era impiastricciato di terra e le macchiava la calza che le era scivolata giù per la gamba.
 
Tirando un ultimo respiro, cercò di deglutire, per bagnarsi la gola, invano. Le faceva ancora troppo male.
 
No, non ci sarebbe mai arrivata su quel pianeta orribile.
 
Era sicura che sarebbe morta lì.
 
Quel pazzo l’avrebbe uccisa.
 
Al prossimo scatto di rabbia, l’avrebbe uccisa, ne era sicura.
 
Come poteva impedirglielo?
 
Ma forse sarebbe stato meglio così…
…piuttosto che essere il giocattolo di Kisshu per il resto della vita…
 
“Mamma… Papà…” mormorò.
Voleva vedere i suoi genitori.
Se lei fosse davvero morta lì, in quel corridoio tetro, loro sarebbero rimasti disperati per anni per la sua scomparsa, senza darsi pace, senza mai sapere cosa le fosse successo, dove fosse finita. Non voleva, non era giusto…
 
“Non è giusto… non è giusto…” singhiozzò.
 
Perché lui poteva farle tutto questo?
 
Voleva tornare a casa, voleva sdraiarsi nell’acqua calda della vasca da bagno, togliersi quella sporcizia di dosso e dimenticare tutto, fingere che fosse stato solo un brutto incubo…
 
Ma le parole dell’alieno le rimbombavano in testa.
“Se solo mi avessi ascoltato in tutto questo tempo! Dannata ragazzina! Tutto questo non sarebbe successo!”
Mentre le urlava queste cose, stava piangendo.
 
Non aveva mai visto un ragazzo piangere, soprattutto non avrebbe mai pensato di vedere lui piangere, mentre la strozzava con le sue mani.
 
Probabilmente era solo uno squilibrato…
 
O probabilmente aveva ragione…
 
In quel silenzio assordante e irreale, Ichigo realizzò che Kisshu poteva davvero aver ragione: non aveva mai voluto sentire le sue motivazioni, non gliene fregava niente.
Perché avrebbe dovuto farlo? I discorsi di quel ragazzo fossero fatti solo per raggirarla… d’altronde, quante volte aveva provato, con l’inganno, a far crollare la fiducia che riponeva nelle sue amiche e nei suoi poteri?
Per difendere il suo mondo, aveva dovuto fare appello a tutta la forza che aveva: non poteva permettersi dei dubbi.
Eppure… se avesse, anche solo per una volta, ascoltato quello che lui aveva da dirle, forse non sarebbero arrivati a quella situazione.
Forse non sarebbero successe molte altre cose…
 
Retasu
 
La sua amica lo aveva capito prima di tutte.
Aveva provato a parlare con i loro nemici, a capire le loro ragioni, i loro sentimenti…
E in un modo o nell’altro, questo aveva fatto la differenza…
 
Se lo avesse fatto lei, cosa sarebbe cambiato?
Avrebbe potuto evitare la distruzione di Tokyo?
E se avesse conosciuto prima la vera identità e i fini di Profondo Blu? Infondo, sapeva Kisshu ci era arrivato da tempo… e se lo avesse detto a lei?
E se, invece di combattere quella battaglia crudele, avessero regalato subito l’Acqua Mew agli alieni?
Anzi… e se non avessero sprecato tutta l’Acqua Mew rimasta sulla Terra per riparare ai danni provocati dai loro combattimenti?
 
Ichigo era stanca, fiaccata.
 
Stanca di tutte quelle domande, di tutti quei rimorsi…


Torna Su