>>Il coraggio di guardarti negli occhi <<

Dunque, leggendo le FF sul sito, mi sono resa conto che… povero Kisshu… alla fine finisce sempre per soffrire… E così mi sono chiesta: come sarà stata la vita dei nostri tre alieni una volta arrivati sul loro pianeta? Cosa sarà successo… dopo? Insomma, per le Mew Mew un seguito c’è, mentre di loro non si sa più niente…
Così ho pensato di scrivere la FF proprio sulla vita “post mew mew” di Kisshu, Pai e Taruto!!
Spero che vi piaccia.. Buona lettura!

AUTORE: Miranda-chan

Genere: Romantico, Introspettivo
Capitoli: 9
Rating: PG13
On-Line From: 08/03/07
Aggiornata il: 05/06/07
Stato: In Corso...
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3. Scontro con il destino

By Zori


Do you think you’re indestructible

and no-one can touch you?

Well I think you’re disposable

And it’s time you knew the truth

‘cause it’s just one of my lies!
 

Pensi di essere indistruttibile

e che nessuno ti possa ferire?

Beh io penso che tu sia eliminabile

ed è tempo che tu conosca la verità

perché è solo una delle mie bugie!
 

Introduzione: Ok, lo ammetto: questo capitolo è un po’ violento… ma niente di orrendo, non preoccupatevi! Non ci sono spargimenti di sangue o delizie di questo genere…

I versi sono presi da “One of my lies” dei mitici Green Day, il mio gruppo preferito!!

Per quanto riguarda questo capitolo e il n°4, ho deciso di fare come ha fatto MewLeemon nella splendida FF “L’amore è un gioco?”, per cui non stupitevi se nel prossimo capitolo leggerete le stesse cose, ma dal punto di vista (contorto) di Kisshu…

Detto questo… Non mi resta che augurarvi buona lettura!
 

La ragazza lo guardò dritto negli occhi. Avevano una sfumatura insolita, a metà tra l’arancione e il giallo, e risaltavano come topazi sulla pelle chiara del ragazzo.

Ma quello che la colpì maggiormente non fu il loro colore, bensì l’espressione che avevano.

La fissavano con intensità e Zori scorse un accenno di rabbia in quello sguardo, misto a sorpresa e ad un vago divertimento. Per un attimo si sentì terribilmente attirata in quel mare dorato, ma fu solo un attimo, dopodiché abbassò lo sguardo, imbarazzata. >////< “Ma che cosa stai facendo?” si disse. Non era il momento di fare la svenevole con un ragazzo.

“Già… un ragazzo. Chissà quanti anni ha?” Non le sembrava poi così grande, al massimo doveva avere due anni più di lei. “Così giovane ed è già un soldato… ma credo che dovrò abituarmici…”

Intanto sentiva che gli altri insegnanti iniziavano ad impartire ordini ai suoi compagni.

Aspettò che anche il suo le dicesse qualcosa, ma, dato che sembrava non voler proferire verbo, Zori accennò timidamente un “Ehm… cominciamo?” (Ahia! Pessima idea… NdYumiko)

Con suo enorme sollievo, lui le rispose. “Naturalmente… ma prima… come ti chiami?”

Oh. Una domanda. Che bello. Sapeva anche come rispondere. (Da non credersi! NdYumiko)

“Zori”. Voleva chiedergli: “E tu?”, ma le parole le erano morte in gola quando aveva visto il sorriso che era apparso sul suo viso.

Era senza dubbio un sorriso inquietante, quasi crudele. (Ma non l’hai ancora capito??? Scappa!! Scappa finché sei in tempo!!! NdYumiko – Adesso basta, Yumiko! Disturbi il corso degli eventi con le tue battute cretine!!! Ndell’autrice – Non sono battute, sono consigli… Povera Zori! NdYumiko)

Ma perché la guardava in quel modo? Lei non l’aveva mai visto prima, di questo ne era sicura. Capelli verde scuro raccolti in due ciuffi davanti alle orecchie, viso appuntito, e quegli occhi giallo oro... no, se ne sarebbe ricordata…

A quel punto il sorriso del ragazzo si allargò ancora di più. (Aah!! La porta sul retro, Zori!! Sei ancora in tempo!! NdYumiko)

Quasi sussurrando le disse: “Bene, mia piccola neko, vogliamo divertirci un po’?”

E le sferrò un pugno nello stomaco. (Te l’avevo detto! Adesso è troppo tardi… NdYumiko)

Zori arretrò di qualche passo, scioccata. Si teneva le braccia sullo stomaco, che le faceva male. Voleva gridargli “Ma che cavolo ti è preso?”, ma il colpo ricevuto le aveva svuotato i polmoni (*).

Boccheggiò, cercando di respirare e di reggersi sulle gambe.

Non c’erano dubbi: quel pazzo ce l’aveva con lei, e lei non ne sapeva il motivo. Lo vide a pochi metri davanti a sè, e sembrava si stesse divertendo un mondo.

Lei si raddrizzò, tremante.

Il cuore le batteva fortissimo.

“Ma che cosa fai?!?” riuscì a gridargli.

Lui scoppiò a ridere. Lei era lì, sofferente, e lui rideva! Non riusciva a capacitarsene.

“Avanti, difenditi!” le gridò con tono beffardo. Poi le si avventò contro.

Questa volta però era pronta a riceverlo. Schivò due pugni diretti al suo viso e un calcio.

Si allontanò ancora una volta.

Lui rise di nuovo. “Così va meglio, ma non vorrai continuare a scappare! Ti faccio paura, Mi-Zori?”

Zori sussultò. Mi-Zori. Piccola Zori. Sua madre la chiamava così. Suo padre la chiamava così.

Ma non poteva tollerare che lo facesse lui.

“Non chiamarmi così! Ma insomma, cosa ti prende? Perché ti comporti così? Cosa ti ho fatto?”

Non le rispose. Stava preparando un altro attacco.

“E va bene. Adesso basta subire. Concentrati. Concentrati.”

Zori sentì che tutto il suo corpo era pervaso da una nuova energia.

La sua energia.

La sua arma segreta.

Guardò il suo avversario. Lo vide spostarsi verso destra e attaccarla sul fianco.

Ma il colpo non arrivò. Perfetto.

Uno.

Due.

Tre.

Lui si spostò velocemente verso destra, ma lei sapeva già cosa avrebbe fatto e lo anticipò. Girò su sè stessa e gli assestò un calcio sulla schiena. “Così impari”.

Vide l’espressione stupefatta dipinta sul suo volto e sorrise, compiaciuta. “Adesso non fai più lo sbruffone, eh?”

Lo fissò e si concentrò di nuovo. Non voleva dargli nemmeno un secondo di vantaggio, e purtroppo per lui, lei lo era, di almeno tre secondi.

Lo vide risollevarsi, la faccia contorta in una smorfia di rabbia.

“E va bene, Mi-Zori. Adesso si fa sul serio.”

Fu velocissimo, tanto che non lo vide nemmeno spostarsi. Vide solo il calcio diretto al suo addome. Si trattava ancora di una premonizione, ma questa fece appena in tempo a dissolversi che lui sparì. Zori riuscì ad evitare il suo colpo per un pelo, pur avendolo previsto.

Questo la mandò in confusione. Era lei che si era distratta, o lui che aveva aumentato la velocità? Stava di fatto che adesso Zori era in anticipo sulle sue mosse di solo un secondo, appena il tempo sufficiente ad evitarle.

A quel punto poteva fare solo una cosa: attaccare. Si spostò velocemente a sinistra e gli sferrò un pugno. O, almeno, ci provò. Purtroppo lui riuscì a bloccare il suo braccio a mezz’aria. Le stringeva il polso e riuscì ad afferrarle anche l’altro.

Zori cercò di divincolarsi, ma più lei si muoveva più lui stringeva. “Lasciami! Mi fai male!” gli disse. La voce le era uscita quasi supplichevole. Si fece schifo da sola. Mai, mai supplicare il nemico!

Si stupì di quello che aveva appena pensato. Stava combattendo contro un suo simile, uno della sua stessa specie!

Ma quello non era un allenamento… era degenerato in qualcosa di molto più serio.

Attorno a lei c’era un sacco di gente. Il campo era molto grande, ma erano davvero tutti troppo impegnati ad allenarsi da non accorgersi di quello che le stava succedendo?

Si sentì tremendamente sola.

Ad un tratto lui le parlò: “Come hai fatto ad evitare il mio attacco?” Le stringeva ancora i polsi.

Lo guardò dritto negli occhi, anche se questo le costava molto. Avevano perso ogni espressione e la fissavano glaciali.

“Fortuna, immagino” gli disse. Cercò di mettere tutto il suo disprezzo in quelle parole, e ci riuscì benissimo. Del resto, era sempre stata brava con le parole…

Con sua enorme sorpresa, lui le sorrise. “Vedo che hai ancora voglia di scherzare…”

Le sembrò che si preparasse a colpirla, così cercò ancora una volta di divincolarsi e chiuse gli occhi. Ma il colpo non arrivò.

Quando riaprì gli occhi, vide che il viso del ragazzo era molto vicino al suo.

La stava guardando e sembrava pensieroso. Zori cercò di prevedere cosa le avrebbe fatto, ma non riusciva a vedere niente.

Ad un tratto le lasciò i polsi e si allontanò di qualche metro. Adesso le sembrava serio, forse persino un po’ triste. Scacciò quei pensieri e si guardò i polsi arrossati.

No, stava solo fingendo. Cercava di confonderla per poi attaccarla di sorpresa.

Le parlò: “A proposito, non mi sono ancora presentato. Il mio nome è Kisshu. Kisshu Ikisatashi.”

Ikisatashi.

Lui era Ikisatashi! Zori non poteva crederci. Era assurdo, quel pazzo che si ritrovava davanti era uno dei salvatori della sua gente!

Per un attimo le sembrò di ricordare vagamente i due soldati ritardatari che erano stati rimproverati dal comandante… in effetti uno dei due aveva i capelli verdi…

A quel punto fece un grande errore. Come si soleva dire sul suo pianeta, “Il nemico distratto è il nemico sconfitto”, e lei si era distratta.

Non lo vide nemmeno arrivare, sentì solo che la spingeva indietro. Non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra. In un attimo le fu sopra.

“Sembri sconvolta, Mi-Zori… Il mio nome non ti piace, per caso?” La stava di nuovo schernendo. Cercò di reagire alla provocazione, ma era esausta. Le venne da piangere.

“Com’è possibile che sia lui?”

“Se non riesci nemmeno ad evitare questi colpi, farai molta fatica a superare le selezioni…”

“Come può essere lui?”

“Anche se, lo ammetto, sono rimasto piuttosto sorpreso da come sei riuscita a schivare il mio secondo calcio. Hai una dote particolare… o è davvero stata solo fortuna?”

Dopo tutti gli sforzi, i litigi, gli allenamenti che aveva dovuto affrontare, essere sconfitta ed umiliata così facilmente proprio da chi lei voleva impressionare…

“Sei stata una sciocca... sei solo un’illusa.”

“E adesso perché stai piangendo?”

Si rese conto che era proprio come le diceva Ikisatashi… stava piangendo. Davanti a lui.

Questo era davvero troppo.

Voleva andarsene da lì.

Come preoccupato dalla sua reazione, lui si spostò, facendola alzare da terra.

Zori vide che la coda le si era sciolta, ma non si preoccupò di cercare il nastro.

Si alzò a fatica. Le girava la testa.

Sconfitta. Umiliata. Non si era mai sentita più ferita in tutta la sua vita.

Voltò le spalle ad Ikisatashi e si mise a correre. Fu un miracolo se non inciampò, dato che aveva la vista appannata dalle lacrime.

Stava scappando.

Non riusciva a fare altro, e non ci sarebbe mai riuscita.
 

~ * ~ * ~

Fineeee!! Capitolo impegnativo, il numero tre… sono sfinita…

(Si sente un boato terrificante e Zori si precipita nella stanza, furiosa): “AUTRICE!!!!!!”

Autrice (bisbigliando): “Ehi, Yumiko… credi ce l’abbia con me?”

Yumiko: “Certo che ce l’ha con te!! E ha ragione!!”

Autrice (si fa piccola piccola): “Perché, cosa ho fatto??”

Zori: “COSA HAI FATTO??? COSA HAI FATTO??? NON FACCIO NEMMENO IN TEMPO AD ENTRARE NELLA STORIA CHE PER POCO QUEL PAZZO NON MI FA FUORI!!! BELLA MENTE BACATA CHE AVETE, VOI DUE!!!” (si guarda in giro, assatanata) “MA LUI DOV’E’??? ADESSO LO AMMAZZO IO, ALTRO CHE!!! COME SI PERMETTE???”

Autrice: “Oh… povero Kisshu… spero che non lo trovi… ma tu hai visto dove è andato?”

Yumiko: “Mi era sembrato di capire che era andato a trovare Ichigo…”

Autrice: “Ancora??? Ma allora è fissato…”

Yumiko: “Perché, non lo sapevi?”

Autrice: “Mmm… beh, si… però… aah, lasciamo perdere! Che se la sbrighino da soli, quei due!”

Passiamo alle note (incredibilmente ce n’è una sola…)

Note:

(*)Ma voi l’avete capito se gli Alieni respirano o meno?? E, soprattutto, cosa respirano?? Di sicuro non ossigeno… Per non parlare del fatto che sott’acqua sembrano trovarsi a proprio agio come in aria… Idrogeno, forse? Magari azoto… Boh boh boh… Certo che ce ne sono di incognite in Tokyo Mew Mew…


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