>>Il coraggio di guardarti negli occhi <<

Dunque, leggendo le FF sul sito, mi sono resa conto che… povero Kisshu… alla fine finisce sempre per soffrire… E così mi sono chiesta: come sarà stata la vita dei nostri tre alieni una volta arrivati sul loro pianeta? Cosa sarà successo… dopo? Insomma, per le Mew Mew un seguito c’è, mentre di loro non si sa più niente…
Così ho pensato di scrivere la FF proprio sulla vita “post mew mew” di Kisshu, Pai e Taruto!!
Spero che vi piaccia.. Buona lettura!

AUTORE: Miranda-chan

Genere: Romantico, Introspettivo
Capitoli: 9
Rating: PG13
On-Line From: 08/03/07
Aggiornata il: 05/06/07
Stato: In Corso...
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Olà!!! Salve carissime, sono tornata e il cap 5 con i dubbi “amletici” di Kisshu (Partire o Non Partire?), è pronto da leggere!!! Ma prima, vorrei ringraziare di tutto cuore tutte coloro che hanno recensito, ovvero MewLeemoon, Kuro, Azzurra, Giusi, Daniela, Laura, Spirit Of Wind, e naturalmente anche la mia preziosa Rietta!!!
Grazie, grazie, grazie infinite!!!
E’ un onore e una grandissima emozione sapere che una cosa scritta da me è piaciuta a qualcuno! Quando ho letto i vostri commenti per poco non mi mettevo a piangere... dalla felicità!!
Cmq Kuro ha ragione: anche a me fa uno strano effetto “vedere” Kisshu senza Ichigo... e magari... chissà, in fondo non è detto che lei sia uscita definitivamente di scena...
Per quanto riguarda Zori, mi ha fatto molto piacere che vi sia simpatica!! Assomiglia anche a me, in effetti... solo che purtroppo io non sono così fortunata!!
E vabè, così è la vita!! Ora vi lascio al capitolo, che è meglio... Mi raccomando continuate a recensire!! Vi adoro!!! ^ o ^


5. Dubbi


Do you ever feel like breaking down?
Do you ever feel out of place
Like somehow you just don't belong
And no one understands you?
Do you ever wanna run away?
No you don't know what it's like
When nothing feels all right
You don't know what it's like
To be like me
No you don't know what it's like
Welcome to my life


Traduzione dei versi tratti da “Welcome to my life” dei Simple Plan:
“Ti senti mai come se stessi crollando?/Ti senti mai fuori posto/Come se in qualche modo proprio non ne facessi parte/E nessuno ti capisse?/Non vorresti mai fuggire?/ No, tu non lo sai com'è/Quando nulla sembra andare bene/Non lo sai com'è/Essere come me/ No, tu non lo sai com'è/Benvenuta nella mia vita”
Kisshu (perplesso): “Ma cosa significa?”
Autrice: (estasiata): “Ki-chan!!! Ma quando sei arrivato?? Non ti aspettavo… Però sono contenta...”
Kisshu: “Avevo fame… c’è niente di commestibile qui o mi tocca mangiare ad un fast-food?” (si aggira per la stanza)
Autrice: “Beh… posso farti un panino, se vuoi!”
Kisshu: “Mmm… ok, grazie…” (si avvicina al computer) “Perché scrivi queste cose prima di iniziare il capitolo?”
Autrice (emerge dal frigo con in mano pane, prosciutto, mortadella, insalata e due pomodori) “Ti riferisci ai versi della canzone? Ma è la tua vita, Kisshu!! Cerca il significato profondo dell’esistenza racchiuso in queste parole!!”
Kisshu: “Significato profondo???”
Autrice: “Fammi indovinare… sei andato da Ichigo, vero?”
Kisshu: “Certo… dove altro potrei andare, qui sulla Terra?”
Autrice: “Lo sapevo… Ecco perché non riesce a fare un ragionamento compiuto…” (sorride): “Beh, non importa!! L’importante è che tu sia qui… tra poco dobbiamo iniziare il capitolo… Con cosa lo vuoi il panino? E bisogna che vada a chiamare Zori… Ci pensi tu, Ki-chan?”
Kisshu: “Devo proprio? Quella lì ha un caratteraccio…Sono due capitoli che mi tiene il muso…”
Autrice: “Vedrai che con il tempo le cose andranno meglio… Allora, questo panino?”
Kisshu: “Pomodori e insalata va bene…” (vola via)
Autrice: “Kisshu e Zori… che coppia…”(si ferma di botto) “OOOH, COME VORREI ESSERE AL SUO POSTO!!!!”

~ * ~ * ~

Scusate l’interruzione!!! Adesso si comincia!!!
Buona lettura!!


“Andata?!? Come sarebbe a dire??” Il comandante delle truppe era esterrefatto.
Non solo quel soldato impertinente era arrivato in ritardo e aveva osato interrompere la sua lezione, ma aveva persino fatto scappare il cadetto che gli era stato affidato!
E non gli importava un accidente se aveva davanti a sé uno dei tre Ikisatashi! Potevano anche aver salvato loro la pelle, ma esigeva rispetto e ordine nella sua caserma! E quel ragazzino non sapeva nemmeno che cosa fossero, l’ordine e il rispetto!
“Mi stai dicendo che il ragazzo a cui avresti dovuto insegnare i fondamenti di un combattimento corpo a corpo… insomma, vorresti farmi credere che…”
“Era una ragazza, non un ragazzo” gli disse Kisshu, esasperato. Gliel’aveva ripetuto tre volte, ormai, ma quel vecchio rompiballe faceva finta di non sentirlo…
“Non me ne frega un accidente se era un maschio o una femmina!!” gli urlò di rimando il comandante, sputacchiando. (*) “L’importante è che se n’è andata via dopo neanche un quarto d’ora di allenamento! E il motivo di questa gravissima insubordinazione me lo sai dire, Ikisatashi? Eh, me lo sai dire, si o no???” (Perché tutto ciò mi ricorda la mia insegnante di ed.fisica?)
“Si, signore!” urlò Kisshu con tutto il fiato che aveva in gola.(sembra una puntata di Full Metal Panic…)
“Sentiamo, allora!!”
“La mia alunna se n’è andata, signore, perché si è resa conto di non poter affrontare l’allenamento!”
Questo non era vero, naturalmente. Zori sarebbe stata perfettamente in grado di superare gli esami di inizio corso, ed era probabile che sarebbe riuscita a superare anche l’esame di primo livello senza problemi, se solo Kisshu avesse fatto bene il suo lavoro… invece, ancora una volta, si era lasciato condurre dalle emozioni senza pensare alle conseguenze…ed era riuscito a rovinare tutto.
“Spero per te che tu mi abbia detto la verità, Ikisatashi… perché se vengo a sapere che mi hai mentito…” il comandante non finì la frase. Kisshu lo guardò con aria di sfida, lanciandogli un silenzioso, ironico invito a continuare. (**)
“E adesso, fammi un piacere, sparisci dalla mia vista! Non ho più tempo da perdere con te! Vai dove ti pare, basta che non ti fai più vedere qui fino a domani! E, se posso darti un consiglio, ti conviene ripresentarti in orario… e con la tua alunna al fianco! Tutto chiaro?”
“Chiarissimo, signore” rispose Kisshu. Poi, come gli era stato ordinato, sparì.

Si rimaterializzò sul tetto della base. Un vento leggero spirava da est. Il cielo, di un lieve colore lilla, era solcato da rare nuvole giallo oro.
“Molto romantico…” pensò ironicamente Kisshu. Il suo primo pensiero era nuovamente andato ad Ichigo. Non aveva mai dipeso così da nessuno, prima di incontrare lei.
Questo lo spaventava ancora adesso.
“Oh, insomma!!” urlò frustrato. Era libero, libero di andare dove voleva: sarebbe potuto entrare nell’hangar senza troppe difficoltà… bastava solo che lo volesse.
Eppure… eppure era indeciso…
Che fare, che fare? I dubbi lo assillavano, e questo non era da lui. Ichigo l’aveva proprio cambiato… ma non era Ichigo il problema, in quel momento.
Non era lei che aveva instillato quei dubbi… non era lei che lo lasciava indeciso…
Guardò il nastro che teneva ancora in mano.
Non era lei…
“Dovrei almeno restituirle questo, prima di partire...” riflettè. “In fondo è stata colpa mia… glielo devo.” Sentì che il vecchio Kisshu, quello che non si preoccupava dei sentimenti altrui e pensava solo a divertirsi, si lamentava a gran voce.
Lui voleva partire…o no?
“Ma non so nemmeno dove abita… anche volendo, come farei a trovarla?”
“E poi ci vorrebbe troppo tempo…”
“Però non c’è fretta… ho aspettato un mese, posso aspettare un altro giorno…”
Gli tornò in mente l’espressione di incredulità di Zori quando le aveva detto di chiamarsi Ikisatashi… non riusciva più nemmeno ad arrabbiarsi, per quello…
E pensò che forse, ma solo forse… avrebbe potuto… scusarsi con lei? Dirle che era bravissima, che avrebbe sicuramente superato i primi esami…non gli sembrava una cazzata, anzi… Forse era la cosa più giusta che avrebbe potuto fare…
Il vecchio Kisshu non avrebbe nemmeno preso in considerazione l’idea… Ma il Kisshu di adesso aveva sviluppato un qualche tipo di coscienza, accidenti a lui, che gli diceva che quella era la soluzione, la strada che doveva imboccare… E non lo lasciava in pace, quella sua coscienza, e non l’avrebbe lasciato in pace finché non le avesse dato retta…
Si alzò in aria.
Aveva preso una decisione… Non sapeva se fosse quella giusta, ma almeno aveva fatto una scelta… era già qualcosa.

Dominspura era la capitale del pianeta, e si snodava per più di 100 Km nelle gallerie che i loro avi avevano scavato sottoterra milioni di anni prima. La città aveva una pianta circolare, detta “a ragnatela”: dal Palazzo Centrale partivano le strade principali che via via si ramificavano fino a formare una fittissima rete di comunicazione.
Da quando il Cristallo aveva alterato l’ecosistema del pianeta, si era avviato un curioso processo di migrazione verso la superficie, e gli abitanti avevano iniziato a costruire la nuova città, abbandonando quella sottoterra.
“Tra pochi anni”, diceva la gente, “le città sotterranee saranno disabitate e i bambini andranno a farci le gite!” Il processo tuttavia era solo agli inizi e c’era ancora molta gente che abitava sottoterra.
Anche i Laboratori Scientifici e Tecnici erano nella “città vecchia”, e per questo motivo Kisshu stava scendendo, insieme ad altra gente, sotto il livello del suolo.
Avrebbe potuto metterci tutto il giorno solo per cercare il nome di Zori nei computer, ma per fortuna Pai lavorava in quella sezione…doveva solo convincerlo a mostrargli il computer giusto, e in meno di dieci minuti avrebbe trovato l’indirizzo della ragazza. Gli sembrava assurdo bussare alla sua porta dopo quanto era successo, però era l’unico modo per rintracciarla… Dominspura era molto grande e sarebbe stato impensabile girare per tutte le case della città.
Il quartiere in cui erano situati i Laboratori era uno dei più grandi e importanti, una delle sue parti era però completamente disabitata. Si trattava di una delle zone proibite, e per Kisshu era molto più di un semplice distretto abitativo.
Quella era stata casa sua, un tempo.
In una di quelle case semidistrutte e coperte di macerie si era compiuto il suo destino.
Gli sembrava che fossero trascorsi secoli da allora… anche perché non ricordava molto dell’incidente…qualche immagine, suoni indistinti… Del resto, non si era mai sforzato di ricordare. Preferiva evitare quei ricordi, esiliarli in una zona buia della mente… come aveva fatto con i ricordi delle Mew Mew.
Anche adesso, quasi istintivamente, evitò la strada che portava al luogo del crollo e imboccò un’altra galleria, più spaziosa, per poi dirigersi verso i Laboratori, edifici che mancavano completamente dell’austera eleganza che caratterizzava la base militare e le sedi del Governo.
Si trattava di grandi parallelepipedi ricoperti interamente da un metallo molto resistente, il Ritex, usato anche per costruire le astronavi. Gli edifici non avevano finestre e vi si accedeva solo grazie ad un portone doppiamente rinforzato e dotato di un codice d’accesso numerico.
Kisshu si chiese come facesse Pai a sopportare di vivere in un posto come quello… sembrava una trappola pronta a scattare.
Se proprio si voleva intrappolare qualcuno, Kisshu preferiva di gran lunga le dimensioni parallele. Ah, quelle erano la sua specialità, in Accademia era il primo della classe…
Dimensioni parallele, campi di forza…nei quali si può facilmente entrare, ma da cui è impossibile uscire. Una volta create, le dimensioni si potevano manipolare a proprio piacimento… era come essere padroni del mondo.
Che sensazione fantastica. (***)
Digitò il codice d’accesso. Tecnicamente non avrebbe dovuto averlo, ma… quando aveva visto gli appunti di Pai sparsi sul tavolo e incustoditi, non aveva saputo resistere alla tentazione di darci un’occhiata… potevano sempre essergli utili… Come in quel momento.
Lo schermo si illuminò di blu e la porta si aprì. Una volta che Kisshu fu entrato, gli si richiuse automaticamente alle spalle con uno scatto.
Era dentro.
L’interno era molto più accogliente, illuminato da grandi lampade incassate nel soffitto. L’arredamento dell’ingresso era semplice e ordinato, completamente deserto tranne che per una donna sulla trentina seduta ad un tavolo.
Kisshu le si avvicinò. “Dove posso trovare Pai Ikisatashi?”
Lei lo guardò con indifferenza. Digitò il nome sul computer (****) e gli rispose: “Corridoio E7, Laboratori Sperimentali, stanza C.” Indicò un cartello alla sua sinistra, dove troneggiava la scritta “E7”.
“Molto gentile” osservò Kisshu gelidamente. Poi, senza aspettare una risposta, si avviò verso il corridoio.
Laboratori Sperimentali. Per lui significava annoiarsi tutto il giorno davanti a computer e provette, per Pai era il paradiso: adorava starsene in religioso silenzio a formulare teorie su teorie e di sicuro non avrebbe gradito la sua intrusione.
Non che questo gli importasse più di tanto… adorava punzecchiarlo, anche se, di solito, si fermava sempre prima di farlo arrabbiare sul serio.
Quel giorno però era essenziale che non si irritasse troppo, perché Kisshu aveva bisogno del suo aiuto…
Era arrivato. Abbassò la maniglia e aprì la porta.
Nella stanza c’erano tre persone, due uomini e una donna, che non sembrarono accorgersi della sua presenza. Stavano discutendo e uno di loro era Pai.
Quando Kisshu lo chiamò si girò verso di lui, incredulo.
“Kisshu… cosa ci fai qui? Non dovresti essere ancora al lavoro?”
“Devo parlarti” gli rispose Kisshu, eludendo la seconda domanda.
I due scienziati lo guardarono, leggermente infastiditi per essere stati interrotti nel bel mezzo del discorso.
“Adesso non posso, come vedi sono impegnato. Ripassa più tardi.”
“E’ urgente, Pai. Devo parlarti in privato… non ci metterò molto, sta’ tranquillo.”
“Urgente?” Pai lo guardò sospettoso, poi si rivolse ai colleghi e chiese loro di concedergli dieci minuti. I due uscirono in silenzio dalla stanza, lasciandoli soli.
“Kisshu… hai dieci minuti per dirmi che cosa ti ha spinto fin qui ad interrompere il mio lavoro!”
“Carina quella… ti sei deciso a trovare una donna, finalmente…” osservò lui noncurante.
Pai lo fulminò con lo sguardo.
Le labbra di Kisshu si incresparono in un sorrisetto dispettoso… dopodiché tornò serio.
“Andiamo subito al sodo…ho bisogno di trovare una persona e devo consultare l’elenco degli abitanti di Dominspura. Sono venuto per chiederti di mostrarmi il computer in cui è memorizzato.”
Pai lo apostrofò: “E questo lo chiami urgente?!? Ma cosa credi, che il mondo sia a tua disposizione per soddisfare ogni tuo capriccio?”
“Che presunzione… Ti ho solo chiesto un favore, e non mi sembra che tu sia il mondo…”
“Ma nemmeno tu, Kisshu.” Pai sospirò. “Chi è la persona che cerchi?” gli chiese mentre si avviava verso la sala computer.
“Non c’è bisogno che venga anche tu…” si affettò a dire Kisshu, cercando di moderare il tono della voce. “Basta solo che tu mi dica qual è il computer giusto, al resto ci penso io. Non vorrai far aspettare i tuoi colleghi…”
“Ti prego, non fare finta che adesso ti importi, non è il caso. Oltretutto non conosci i codici d’accesso, per cui non potresti comunque cercare, anche avendo trovato il computer giusto” gli rispose stancamente lui.
Si fermarono davanti ad una porta chiusa e Pai digito il codice. Quella si aprì e i due entrarono in una stanza molto grande, dove c’erano come minimo cento computer, tutti diversi per dimensione e colore.
Kisshu si guardò attorno, sorpreso, mentre il fratello puntava deciso verso un computer all’estrema destra della sala. Si affrettò a seguirlo: era sempre più convinto di doversene andare da quel posto il prima possibile.
“Allora”, fece Pai, “dovresti dirmi il nome, il cognome e l’età di questa persona.”
“Il cognome non lo so” rispose Kisshu, seccato. Non aveva fatto in tempo a chiederglielo… o meglio, non aveva voluto. Non gli era importato, allora… anzi, era già tanto se sapeva il suo nome.
“Uhm… questo rende le cose più difficili. Il nome però lo sai, vero? E l’età? Anche approssimativa, giusto per restringere il campo di ricerca… ma perché cerchi una persona? Faccende di lavoro?”
“Si chiama… Zori.” Kisshu avvertì una fitta di disagio, quasi di imbarazzo… e perché accidenti Pai era così curioso? Cosa gliene poteva importare se lui cercava qualcuno?
Kisshu scacciò quei pensieri dalla mente. Continuò dicendogli: “E mi sembra che abbia tredici, quattordici anni circa.”
Pai si bloccò di botto. “Zori?”
Si girò verso Kisshu, scuro in volto. “Zori è un nome femminile, Kisshu… ho ragione di credere che ti sia invaghito di una ragazza? Perché se è così…”
Kisshu gli fece un sorriso tirato. “Ma che cosa vai a pensare? Credi davvero che mi prenderei tutto questo disturbo per una ragazza?”
“E allora perché la cerchi?” domandò l’altro.
“Lavoro… sai, problemi con l’esercito… niente di importante, comunque. E ora, se non ti dispiace…”
Pai lo guardò. Sembrava preoccupato… ma fece come gli aveva chiesto e digitò i dati sul computer.
“Effettivamente hai ragione… non sarebbe da te preoccuparti così tanto per una ragazza… sei sempre stato un tipo superficiale” osservò Pai mentre il computer elaborava le informazioni.
“Bada a come parli!” gli intimò Kisshu. Gli avrebbe volentieri tirato un pugno, ma in quel momento il computer emise un beep che segnalava che la ricerca era conclusa.
“Però…ha fatto in fretta!”
“I miracoli della tecnologia…” rispose Pai distrattamente mentre guardava i risultati.
“Dunque… sei fortunato, abbiamo solo due elementi tra cui scegliere.” Aprì il primo file e comparve l’immagine di una tredicenne con i capelli scuri e gli occhi viola.
“No, non è lei” sentenziò Kisshu.
“Allora dev’essere per forza…” Pai aprì l’altro file.
Kisshu trattenne il respiro. Si, era lei, senza dubbio: lo guardava imbronciata dalla foto nel computer, i capelli raccolti in una treccia dietro la schiena, gli occhi nocciola da cui traspariva un’espressione leggermente seccata e un sorriso stentato sulle labbra.
“Non doveva essere di buon umore, al tempo della foto” riflettè. Ad un tratto si sentì quasi deluso. Si era aspettato qualcosa di meglio…
…quello che gli aveva fatto la prima volta, quello sì che era un sorriso naturale. Non proprio affascinante, d’accordo, ma era pur sempre un sorriso… vedere l’espressione di Zori nella foto lo aveva bruscamente riportato alla realtà.
Stava facendo la cosa giusta? Cosa gli faceva credere che lei, trovandoselo davanti, non gli avrebbe chiuso la porta in faccia?
Cosa gli faceva credere che fosse disposta ad ascoltare e accettare le sue scuse?
“Zori Helyoshin, quattordici anni, vive con la famiglia nel Distretto n°2, sulla superficie.” Pai si girò nuovamente verso di lui. “Ecco, questo è tutto… Kisshu? Mi stai ascoltando?”
“Certo… Distretto 2, hai detto… nemmeno troppo distante da casa…” Kisshu fissava il vuoto con aria pensierosa.
“Dunque… cosa hai intenzione di fare adesso?”
Kisshu si avviò verso l’uscita e gli disse: “Da quando sei così curioso? E pensare che un tempo eri talmente riservato…”
Pai sospirò nuovamente. Era sempre la stessa storia: con Kisshu non si riusciva mai ad intavolare un discorso serio.
“Se devi andare a casa sua, potresti anche passare per la scuola e aspettare Taruto all’uscita…” tentò.
“Taruto?? E perché mai dovrei farlo, scusa? La strada la conosce benissimo, non gli serve una guida!” rise Kisshu. Che razza di idea!
“Non è per questo…” ribattè Pai affrettandosi a seguire il fratello. “E’ solo che.. penso che gli farebbe piacere se qualcuno lo aspettasse fuori dalla scuola… è solo un bambino.. e a volte mi preoccupa.” aggiunse abbassando il tono della voce.
Ma Kisshu non lo seguiva. Stava già pensando a come tentare l’approccio con Zori e non aveva alcuna intenzione di perdere tempo a discutere delle turbe esistenziali di Taruto, anche ammesso che ne avesse. Non capiva di cosa si preoccupasse Pai. A lui Taruto era sempre sembrato perfettamente normale. Forse un po’ troppo fastidioso, d’accordo, ma a parte quello…
“Ascolta, Kisshu. Mi devi un favore. Ti sto solo chiedendo di aspettare tuo fratello all’uscita, una volta tanto!”
Kisshu si fermò e guardò Pai negli occhi. “No, ascoltami tu. Oggi non ho tempo, devo fare una cosa molto importante” e, abbassando lo sguardo, soggiunse: “Inoltre, fossi in te, eviterei di preoccuparmi troppo per Taruto. Ha affrontato una guerra ed è sopravvissuto… Non lo ucciderà fare la strada da solo.”
“Vorrei solo che non si sentisse troppo solo. Noi siamo la sua famiglia e…”
“Ma non capisci?” Kisshu lo interruppe e gli gettò un’occhiata obliqua. “Noi siamo soli. Lo siamo sempre stati. E negare l’evidenza non cambierà le cose.”
Detto questo, lo superò e girò l’angolo del corridoio.
Pai non lo seguì. Le sue parole lo avevano turbato. “Sei solo un cinico egoista” borbottò a mezza voce.
Dopodiché si voltò e tornò al Laboratorio.
Aveva del lavoro da fare, nemmeno lui aveva tempo.
Sebbene cercasse di non pensarci, la realtà dei fatti l’aveva capita, ormai.
Lui e Kisshu erano completamente diversi, eppure entrambi avevano difficoltà ad affrontare il problema della solitudine.
“Tanto prima o poi dovrò farci i conti” pensò Pai.
“Già… prima o poi. Non adesso, comunque.”
Così riprese il suo lavoro, lasciando che le preoccupazioni gli scivolassero via di dosso…
Come acqua.


~ * ~ * ~

FIIIIIIIIIIIINEEEEEE!!!!
Come vi è sembrato? Personalmente credo che si tratti del capitolo più strano che io abbia mai scritto!! E fortuna che doveva essere un capitolo allegro…
Non che io mi senta triste, anzi… Però… Mi trovo a mio agio quando scrivo cose malinconiche… Non so perché!!
Va bè, è inutile stare a questionarci su… Diamo voce (?) alle note!!

Note:
(*): Kisshu: “Bleah, Miranda!! Questo potevi anche risparmiartelo…”
Yumiko: “Ma sentilo, il rude soldato!! Ti dai tante arie e poi ti scandalizzi per così poco…”
Autrice: “Finitela… State interrompendo il corso degli eventi…”
Yumiko: “Ops, scusa… riflettevo ad alta voce!”
(**): Autrice: “Certo che anche tu te le cerchi…”
Panda: “Appunto…”
Kisshu (perplesso): “Ma perché le tue amiche ce l’hanno a morte con me??”
Panda: “Non ti offendere, ma proprio non ti sopportiamo…”
Kisshu: “Non posso crederci… ma perché?”
Autrice: “Ehm… forse è colpa mia…”
Panda: “Infatti… Miranda ci ha rotto talmente tanto parlando di te che ormai non possiamo più vederti…”
Autrice: “Caliamo un velo pietoso, please…”
(***): Otti: “Che manie di protagonismo…”
Autrice: “Ti prego non ti ci mettere anche tu…”
(****) (L’UNICA nota veramente utile in questo capitolo): i computer che troverete da qui in poi sono sferici, come quelli che gli Alieni (ma soprattutto Pai) hanno usato per tormentare Mash o per creare nuovi e terribili Chimeri (facciamo finta di crederci…)


~ * ~ * ~

E anche il quinto capitolo è concluso!! Ho già iniziato a scrivere il sesto, che dovrebbe essere l’inizio del corpo del racconto (forse).
Per tutti coloro che si chiedono quando daremo inizio allo “spettacolo” (ammesso che ce ne siano), vi prego di pazientare ancora un po’… tra poco ci siamo!!

Ancora grazie a tutti!! See you later…

Mirandachan




 


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