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Intro al Capitolo: Ho patito
tantissimo a trovare un titolo a questo Cap... e tuttora non sono tanto
soddisfatta!
*** 3. Quando Mancano le Parole ***
~ * ~
By Ichigo
I never thought I'd change my opinion again |
Non avrei mai pensato di cambiare idea di nuovo |
(Break Me, Savage Garden) |
Ichigo si strofinò gli occhi ancora arrossati e si strinse le ginocchia tra
le braccia, cercando un po’ di conforto.
Aveva avuto paura, una paura terribile quando, poco tempo prima, Kisshu l’aveva
sbattuta sul letto e l’aveva baciata.
Non era stato per il bacio in sé…
Aveva avuto paura perché sapeva di non essere in grado di fermarlo, di essere
completamente alla sua mercè.
Avrebbe potuto farle qualsiasi cosa… baciarla, picchiarla, toccarla, ferirla o
altre cose peggiori che non riusciva neppure ad immaginare…
D’altronde, lui si era già cimentato ripetutamente in tutte queste possibilità.
Ogni volta che lo incontrava, era sempre stata preparata al peggio. Era chiaro
che non aveva a che fare con un individuo del tutto normale…
E lei ora era sua prigioniera…
Non poteva andarsene, non poteva chiamare aiuto, non poteva difendersi.
Kisshu le aveva portato via la sua spilla. Senza di quella non aveva nemmeno più
i suoi poteri.
Non poteva fare affidamento su nulla.
Per l’ennesima volta, si passò stizzosamente il dorso della mano sulle labbra,
bagnate dalle lacrime salate.
Con quel bacio, Kisshu non l’aveva solo spaventata, ma l’aveva anche umiliata.
Ed era sicura che l’aveva fatto intenzionalmente, anche se non riusciva a
chiarirsi il perché di un simile gesto.
Questo era sufficiente a trasformare tutto il suo dolore in una rabbia sorda e
profonda…
Cosa aveva fatto per farsi odiare tanto?
Cosa aveva mai fatto in tutto quel tempo per scatenare quella specie di
ossessione che aveva per lei?
Non gli aveva mai dato false speranze… anzi… era sempre stata chiara e
determinata…
Lei desiderava concedersi solo al suo Aoyama-kun. Non esistevano altri per lei.
Il suo ragazzo… era sempre così gentile, la trattava sempre con tante premure.
Non l’avrebbe mai e poi mai costretta a fare qualcosa che la mettesse anche solo
a disagio, figuriamoci qualcosa che lei non volesse…
Ma d’altronde lui non aveva mai avuto di queste necessità… lui piaceva tanto a
tutte…
Ichigo scacciò quel pensiero così fuori posto e si guardò un po’ attorno.
La stanza era molto ampia e completamente vuota, avvolta da quella penombra
triste.
Oltre a quel lastrone di pietra su cui era seduta, c’erano solo polvere e roccia
sbriciolata dal tempo.
Sembrava una costruzione molto antica.
Incerta, scese dal letto e a piccoli passi si diresse verso l’uscita.
Forse non era vero che era intrappolata…
Forse Kisshu aveva mentito o forse poteva trovare comunque un modo di andarsene…
Si affacciò dalla porta e socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco.
Quello che vide la fece rabbrividire. Si strinse contro l’arco alla sua destra,
pietrificata.
Fuori non c’era niente.
Solo una nebbiolina verde che si perdeva a vista d’occhio.
Questa foschia si produceva in sinistri giochi di chiaro scuro e brillava di
luce propria, rischiarando appena l’ambiente circostante e avvolgendo il tutto
con la sua iridescenza scintillante.
Riusciva a scorgere solo il pavimento di pietra. Lo seguì con lo sguardo uscire
dallo stipite della porta ed estendersi davanti a lei per meno di un due metri…
Lì terminava di colpo, a strapiombo, sul nulla…
La ragazza tornò rapidamente dentro la costruzione, senza lanciare una sola
occhiata in più all’esterno.
Sentiva il cuore batterle in gola, in preda all’ansia.
Non se lo ricordava così spaventoso quel posto, quando c’era stata mesi primi.
Ma allora c’erano le sue amiche con lei… e lei aveva i suoi poteri…
Pensando alle sue amiche, si ricordò improvvisamente del cellulare che teneva
nei pantaloncini.
Kisshu aveva cercato solo in una delle sue tasche e quindi non lo aveva trovato.
Lo tirò velocemente fuori: se era sulla Terra, poteva chiedere aiuto!
Aprì rapidamente lo sportello del piccolo congegno e compose speranzosa il
numero di Aoyama-kun.
Lui la stava aspettando da ore ormai…
Il cellulare non squillava.
Ichigo ascoltò tremante quel silenzio finché un’angosciante musichetta le
segnalò l’impossibilità di collegarsi.
Provò di nuovo.
Niente.
Guardò il display del cellulare: non c’era campo.
Abbattuta, si lasciò scivolare contro la parete, sedendosi per terra.
Era ovvio… in quella dimensione non poteva comunicare facilmente con il mondo
esterno.
Fu invasa nuovamente da un’improvvisa, irrazionale rabbia: fece per scagliare
quell’inutile congegno elettronico sul lastricato di pietra.
Poi si trattenne. Anche se era inutile, le ricordava almeno la sua casa…
Avrebbe potuto non rivederla più…
Ichigo riprese a piangere, frustrata...
Se anche a casa si fossero accorti della sua scomparsa, non avrebbero mai
immaginato che cosa le era successo.
Fino a quella mattina sia lei che le sue amiche erano convinte che gli alieni se
ne fossero andati per sempre, che non si sarebbero mai fatti più vedere.
Erano convinte di aver chiuso la questione con la morte di Profondo Blu, e si
erano levate il pensiero regalando loro l’Acqua Mew, in modo che potessero
salvare il loro pianeta e che non si ripresentassero più.
Lei poi, fino a pochi giorni prima, era addirittura convinta che Kisshu fosse
morto, ucciso dal suo ragazzo mentre era posseduto da quell’entità malvagia,
finché Purin, per caso, non aveva risollevato la questione e le aveva
raccontato, alla bella e meglio, cosa era successo in quei minuti in cui lei era
stata a cavallo tra la vita e la morte, di come l’Acqua Mew aveva riportato in
vita le numerose vittime di quella strage, tra cui l’alieno che ora la teneva
prigioniera.
All’inizio era stata felice di quella notizia, quasi sollevata da un opprimente
senso di colpa…
…ma da quel giorno aveva iniziato a fare quegli incubi ricorrenti…
Senza riuscire a spiegarsi il perché, continuava a sognare quegli attimi passati
sulla base aliena, che durante la giornata cercava con cura di dimenticare.
Rivedeva il suo Aoyama-kun afferrarla per la gola e ridere delle sue sofferenze,
trasformarsi in un assassino e sterminare gli esseri umani e poi…
…e poi… Kisshu… Kisshu che…
Si sforzò di interrompere il flusso di quei ricordi così dolorosi e confusi a
cui non riusciva a trovare un posto nel proprio cuore… Quindi si tolse dal
pavimento e si trascinò sul letto.
Kisshu non era affatto morto e neppure se ne era andato.
Era lì ed era lì apposta per lei, per mantenere la sua promessa: non appena
avessero riparato la loro astronave, l’avrebbe portata via.
A meno che lei non riuscisse a fare qualcosa.
Ma cosa?
***
Quando il suo carceriere tornò a farle visita, doveva essere ormai ora di cena.
Ichigo era rimasta sola tutto il pomeriggio, raggomitolata sul letto, incapace
di trovare una soluzione, agitata ed inquieta.
Ad un certo punto, aveva persino temuto che lui, soddisfatto di averle strappato
quell’ultimo, maledetto, bacio, se ne fosse andato, abbandonandola in quella
dimensione terrificante da cui non sarebbe più potuta fuggire.
Invece, Kisshu era di nuovo lì, pronto a tormentarla di nuovo. Lo sentì
avvicinarsi in silenzio e sedersi di fianco a lei.
“Ciao Ko-Neko-Chan” le sussurrò, in modo troppo confidenziale.
La ragazza, tesa come un elastico, lo intravide, tra le ciocche della sua
frangetta rossa, mentre lui si posava sulle ginocchia un fagottino azzurro che
aveva portato con sé.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare! Guarda!” le disse, con un tono che sembrava
quasi gentile, mentre snodava il fazzoletto che avvolgeva una piccola scatoletta
di plastica blu.
Senza allentare la tensione, Ichigo studiò di sottecchi quello che sembrava
essere il cestino per il pranzo di un qualche studente od operaio. Dopo quello
che le aveva fatto, aveva un peso sullo stomaco che le provocava una nausea
costante da ore… l’ultimo dei suoi pensieri era quello di mangiare…
Kisshu prese a girare l’indice sopra la scatola, incerto su quale pietanza
scegliere.
“Voi umani mangiate tutti i giorni, vero?” le domandò, tranquillo.
“Sì, mangiamo almeno tre volte al giorno” bisbigliò Ichigo.
“Ah… come noi”
La ragazza nascose di nuovo il viso tra le ginocchia, disgustata: lui non sapeva
niente di lei, era abituato a cercare di sterminarli gli esseri umani!
L’alieno le porse una polpettina di granchio, tenendola tra due dita: “Questo
sembra buono! Vuoi assaggiarlo?” le domandò allegro.
Continua a comportarsi come se non fosse successo nulla….
Come se fossi un giocattolo…
“No?” provò lui. “Allora lo mangio io…”
Ichigo rimase ad aspettare in silenzio che finisse di mangiare. Cercando di
vincere il suo disprezzo, si mise a ragionare: doveva trovare un modo per
convincerlo a riportarla a casa!
Dovrei provare a supplicarlo? Si domandò. Era troppo arrabbiata per fare una
cosa simile…
Lui lasciò metà del bento (*) intatto e richiuse la scatoletta, poggiandola in
fondo al letto.
“La lascio qua Ichigo… così se dopo ti viene fame…” le disse.
Poi, visto che lei continuava ad ignorarlo, si decise a posarle una mano sulla
spalla. “Senti, bambolina, dimmi cosa devo fare con te perché così mi stai
esasperando!” esclamò, seccato.
Ecco… pensò Ichigo raggelando.
Ora ci prova di nuovo…
Cercò di fare leva su tutto il suo autocontrollo… forse… forse se lo avesse
assecondato, Kisshu non l’avrebbe più trovata così divertente e si sarebbe
stancato di perseguitarla, così sarebbe potuta tornare a casa…
Infondo, come le aveva più volte ripetuto, quello che lo attirava tanto erano
solo i suoi lamenti e il suo viso terrorizzato…
Sarebbe bastato che si voltasse verso di lui e che si lasciasse baciare di
nuovo, magari che si lasciasse mettere un po’ le mani addosso… lui avrebbe perso
il gusto di giocare.
Ma se avesse fatto una cosa del genere, non avrebbe più avuto il coraggio di
guardare in faccia Aoyama-kun…
Prima ancora che potessero prendere una decisione, le sue labbra si mossero per
lei:
“Non toccarmi!” gli sibilò.
Kisshu ritrasse la mano.
“E-eh?” fece.
Sembrava colpito dalla sua risposta, quasi risentito.
Ichigo si accorse di essere arrabbiata, arrabbiatissima. Furiosa.
Tradire il suo Aoyama-kun per comprarsi la libertà! Come poteva una cosa del
genere esserle anche solo passata per la testa??? Era colpa sua… di quel
bastardo!
Si voltò verso di lui fissandolo con ferocia. “Ho detto di non toccarmi! Puoi
fare una cosa sola: riportami a casa! Subito!” gli disse con voce dura.
L’alieno non si scompose. “No” tagliò secco. “Ti ho portato qua per uno scopo
ben preciso e resterai con me. Non discutere! Non hai voce in capitolo!”
A questo punto, la rossa non riuscì più a trattenersi.
Sbatté le palme delle mani violentemente sul letto, facendosi male da sola. “E
qual è questo scopo? Eh?” gli urlò.
“Vuoi che venga con te? Non sei ancora soddisfatto? Vuoi anche divertirti con
me? Vuoi vedermi piangere di dolore, mentre ti imploro di smetterla? Ti
piacerebbe, vero? Ti piace come ti fa sentire, eh? Tu… TU MI FAI SCHIFO!”
Gli stava urlando quella quantità di insulti con tutta la voce che aveva in
corpo, senza nemmeno rendersi conto di cosa stava dicendo…
“Devi smetterla, stronzo! Smettila! Tornatene da dove sei venuto! Possibile che
là non ti sia trovato uno straccio di ragazza? Noi siamo diversi, capisci?
D-I-V-E-R-S-I! Due specie diverse! Vai a dare fastidio alle donne del tuo
pianeta!” gli strillò istericamente in faccia.
“Non ha importanza se siamo diversi… e poi nemmeno tu sei totalmente umana…” le
disse, tentennante.
Ichigo non si lasciò commuovere da quelle stupidaggini.
“Ancora con questa storia! Se tu te ne fossi già andato io sarei tornata umana
al 100%! Come puoi comportarti in questo modo? Come puoi provare tutto questo
odio? Possibile che tu non abbia qualcuno a cui volere bene sul tuo pianeta? Ci
sono i tuoi amici e la tua famiglia e…”
Si interruppe di colpo perché Kisshu era saltato in piedi, senza preavviso, e
l’aveva afferrata per le spalle. Prima che potesse ribattere, prese a scuoterla
violentemente.
“Adesso sta zitta! Non sai di cosa stai parlando! Non osare mai più parlare del
mio pianeta e della mia gente! Hai capito?” le urlò, sbattendola dolorosamente
contro al muro, più volte, stordendola.
Poi le strinse con forza le mani attorno al collo. La ragazza prese a
boccheggiare terrorizzata, cercando di respirare.
“Smettila…!!!” gli sibilò con ferocia. Aveva il viso stravolto dalla rabbia.
Provò a tirargli via le braccia dal suo collo, ma la paura e la mancanza di
ossigeno rendevano sempre più fiacca la sua resistenza.
Se continuava così, tra poco avrebbe perso i sensi... o peggio…
Tuttavia, lei riusciva solo a pensare a quanto era stupida…
Stupida…
Come le era saltato in mente di provocarlo a quel modo…?
Stupida Ichigo…
Si stava facendo ammazzare per uno maledetto bacio…
Per il suo stupido orgoglio…
Altro che guerriera…
Altro che autocontrollo…
Aveva sbagliato…
Ancora…
Nessuno sarebbe venuto a salvarla stavolta…
“Se tu mi ascoltassi!” le urlò Kisshu, con la voce spezzata.
Ichigo aveva già la vista annebbiata e si sentiva svenire. Si limitò a guardarlo
negli occhi, senza forze. Quegli occhi marcati e dal tratto deciso, di un dorato
vitreo che si staccavano contro i capelli scuri… sembravano… sembrava quasi che…
Cercò di guardare con più attenzione…
Sembrava una lacrima quella che gli stava scivolando lungo la guancia…
…e un’altra…
Kisshu che piange? Si domandò confusa la ragazza. Le immagini che vedeva
stavano iniziando a perdere significato…
“Se solo mi avessi ascoltato in tutto questo tempo! Dannata ragazzina! Tutto
questo non sarebbe successo!” sentì che le urlava.
Poi la stretta attorno al suo collo si allentò di botto.
Ichigo si appoggiò pesantemente contro la parete, respirando a fondo e
portandosi le mani alla gola, dolorante.
Fece uno sforzo per sollevare il viso e guardarlo. Kisshu era indietreggiato di
alcuni passi e la fissava sconvolto.
Lo vide asciugarsi la guancia con il dorso della mano.
No… non era sconvolto… era spaventato.
La rossa si massaggiò la gola con le mani. Le faceva talmente male da farla
singhiozzare.
Kisshu rimase impalato davanti a lei ancora per qualche secondo, poi si passò
una mano tra la frangia, scuotendo la testa e se ne andò velocemente dalla
stanza, senza dire una parola.
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Note:
(*) Il Bento è il cestino per il pranzo che gli studenti, gli impiegati, ecc si
portano da casa.
Dentro ci infilano un sacco di roba buona: arancini di riso (che sono un po’
diversi da quelli siciliani), gamberetti fritti (la mitica Tenpura!!!!),
polpette di granchio fritte, wurstel tagliati a forma di polipo (io li faccio
quasi tutte le settimane), tramezzini, ecc… (HO FAME!!!!)